Parrocchia In...Forma
Bollettino n.3
17-24 Dicembre 2000
buona lettura...
Indice:
L'Avvento è il tempo liturgico che risveglia e accende nei
nostri cuori l'attesa gioiosa del Signore. Ci ricorda il lungo
periodo di attesa del
popolo di Israele, attesa di realizzazione delle promesse fatte
ai profeti e ai patriarchi. Indica con chiarezza e forza che
queste promesse di libertà e di vita si sono realizzate nel
Signore Gesù con la sua incarnazione. Sollecita ed invita
ciascuno di noi a rinnovare il desiderio che, nella nostra storia
e nellumanità trasfigurata del Signore incarnato, morto e
risorto, avvenga nuovamente l'incontro tra Dio e l'uomo. Ecco
allora l'invito che in tutto questo periodo che precede la
solennità del Natale, risuona nelle nostre liturgie:
rallegratevi, gioite perché il Signore è in mezzo a voi.
Qualche volta, forse, contrariamente a ciò che animava i martiri
cristiani dei primi tempi, pensando all'incontro col Signore, ci
lasciamo prendere dalla tristezza e dallo sconforto. L'incontro
con Lui significa anche rottura di affetti e legami con questa
vita. Ma la speranza racchiusa nel suo mistero ci insegna a
puntare gli occhi della fede sulla realtà più grande ed
assoluta del Signore il quale è "pienezza del bene, tutto
il bene, il sommo ed unico bene", colui che è "tutta
la nostra gioia e ricchezza a sufficienza". Rallegrarsi nel
Signore, gioire della sua presenza è cammino che impegna tutte
le nostre facoltà ed energie, scelte e pensieri. Urge allora
invocare lo Spirito santo che è soffio di vita nuova e "respiro
di esultanza". Egli solo può plasmare i cuori e correre
sulla via dei comandamenti.
Lo Spirito è presenza che ci sollecita a farci enunciatori del
Regno nel nostro quotidiano, ci costituisce araldi di salvezza
tra gli uomini, portatori di speranza, annunziatori gioiosi del
Salvatore, il Signore Gesù. Lui prenda vita nelle nostre membra
e gridi a tutti: "Non temere, non lasciarti cadere le
braccia. Il Signore tuo Dio è in mezzo a te come salvatore
potente". Il profeta Sofonia ci ricorda che la gioia non è
soltanto nostra: anche il Signore gioisce per noi, per ciascuno.
Non è dunque un Dio lontano, ma vicino che si rallegra per le
sue creature. Il suo amore ci abbraccia e ci rinnova, perché
desidera farci entrare tutti nel suo Regno, nella sua comunione d'amore.
La certezza di essere nel Signore infonde in noi serenità e pace,
quella che viene da Dio, che non tramonta neanche in situazioni
difficili: "Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità
esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e
ringraziamenti".
Di fronte all'amore sconfinato e misericordioso del Padre che
dona il suo Figlio Gesù, nasce nei nostri cuori, quale esigenza
di risposta gratuita, la domanda: "Che dobbiamo fare ?".
Ci risponde Giovanni Battista: l'amore del Signore e la sua
presenza, che avete gratuitamente ricevuto nel cuore,
dimostrateli con le opere. Dategli vita con la solidarietà e la
condivisione, stendendo la mano al povero, praticando la
giustizia verso tutti gli oppressi, creando una nuova mentalità
in cui il bene comune sia il valore di ogni scelta. Non lasciamo
cadere nel nulla il messaggio che l'anno giubilare ha posto
davanti ai nostri occhi e nei nostri cuori: annunciamo a tutti
che il Signore è l'unico salvatore del mondo, ieri, oggi e
sempre.
VENITE A SALVARE IL NOSTRO POPOLO DAL GENOCIDIO
È stato questo l'appello
lanciato dalla conferenza episcopale sudanese riunita a Pesaro
per una decina di giorni a metà settembre. Da molti anni ormai i
vescovi del Nord e del Sud non possono riunirsi nel loro paese a
causa della guerra; di norma scelgono Nairobi, in Kenya, ma quest'anno
il Giubileo li ha portati in Italia. "Noi non ci stanchiamo
di condannare gli attacchi su obiettivi civili, indiscriminati e
premeditati da parte dell'aviazione e dell'esercito di Khartoum e
il saccheggio di tutte le proprietà civili dopo la caduta della
città di Gogrial il 24 giugno c.a., che ha provocato 442 mila
sfollati".
I vescovi sudanesi sono consapevoli dei rischi che corrono a
parlare così chiaro, ma non si tirano indietro. E con accuse
precise, spesso supportate da testimonianze dirette, denunciano
le violazioni dei diritti umani che in Sudan non finiscono mai.
Centinaia di orfani abbandonati ed innumerevoli vittime
della schiavitù; bambine di 13 o 14 anni con figli, conseguenza
di crudeli e umilianti atti di stupro e sottomissione; la vendita
del cibo proveniente dagli aiuti umanitari a persone che stanno
morendo di fame e che hanno diritto gratuitamente a quel cibo.
I vescovi stimano che 1,2 milioni di sudanesi sono a rischio di
fame e attaccano fortemente il governo di Khartoum per l'uso
strumentale degli aiuti internazionali, che in Sudan sono
diventati un'arma di guerra, forse più efficace di quelle
convenzionali.
La guerra in Sudan dura da 17 anni: nel loro messaggio all'IGAD,
che è l'insieme dei paesi delegati a mediare la pace nel paese,
i dodici vescovi sudanesi scrivono chiaramente che in tutti
questi anni non sono riusciti a vedere nemmeno il più piccolo
passo avanti verso la fine del conflitto e non possono rinunciare
all'impressione che questo sia a causa della mancanza di volontà
politica di raggiungere la pace, e che ONU e UE sono indifferenti
a quello che capita in Sudan, nonostante questa guerra sia
qualcosa di più di un semplice problema interno: un fattore di
destabilizzazione dell'intera regione. E da quando molti paesi si
sono improvvisamente dimostrati assai interessati ad acquistare
il petrolio di Khartoum, il governo ha perso ogni interesse a
raggiungere una soluzione pacifica del conflitto. Convinti che le
rendite petrolifere non verranno utilizzate per il benessere dei
sudanesi, i vescovi gridano che il loro popolo è sacrificato in
cambio del petrolio. Presentano, a tal proposito, otto precise
richieste: la prima è un immediato cessate il fuoco; l'ultima,
la più estrema, un intervento di ONU, USA, UE e ONG
internazionali per "VENIRE A SALVARE IL NOSTRO POPOLO DAL
GENOCIDIO".
Preghiera da recitare all'accensione della terza candela della Corona d'Avvento
La terza candela di Avvento si chiama "gioia".
La luce di questa fiamma ti dica, Signore, i sentimenti del
nostro cuore.
Tu vieni incontro ad ognuno di noi.
Vieni, Signore, ti attendiamo.
Che questa fiamma sia segno anche del nostro impegno.
Tu ci chiedi di non intralciare lazione dello Spirito.
Fa che sappiamo scorgere le tracce della sua azione in mezzo a
noi.